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sabato 2 novembre 2013

Meccanismi esplosivi

Oggi parliamo di generi letterari. Il discorso sarà breve o, almeno, non ho la iniziale intenzione di trattarlo in maniera dispersiva ma, si sa, questi scrittori a volte si fanno prendere la mano e si perdono in inutili bla bla bla, convinti che alla gente interessi sentire quello che hanno da dire. (ecco, per esempio, tre righe sprecate che nel frattempo sono diventate quattro, per dire qualcosa di davvero inutile, cinque, dai, ora comincio, prima di sforare nella sei.)

Dicevamo: generi letterari
Cosa sono i generi?
Senza rifarci a wikipedia e rimanendo su concetti spicci, i generi altro non sono che categorie di scritti con elementi comuni e ricorrenti, siano essi di forma, di contenuti, di ambientazione o di approccio.
Esempi di generi sono horror, fantascienza, giallo, thriller, fantasy, eccetera.

Ora, cominciamo la vera riflessione.
A cosa servono i generi?
La risposta dipende dal punto di vista.
Dal puro punto di vista dello scrittore, secondo me non servono a niente. Se uno vuole solo scrivere, se ne frega se sta producendo horror o paranormal romance, ha in mente gli elementi della propria storia, ha in mente gli aspetti su cui vuole puntare e bon, scrive. (si spera con un livello di cognizione di causa il più alto possibile)
Dal punto di vista del lettore, invece, sono utili. Qualunque scrittore si è trovato nella situazione in cui, dopo aver detto a qualcuno la fatidica frase "sto scrivendo un libro", tale qualcuno risponde circa "ah, che bello, ma che tipo di libro?".
Ora, lo scrittore può dare una risposta come: "Ma, sai, è la storia bla bla bla di una ragazza bla bla bla in un'ambientazione bla bla bla, poi c'è un personaggio bla bla bla che fa bla bla bla nel bla bla bla del bla bla bla. Scritto in uno stile bla bla bla, con richiami a Tizio, Caio e Sempronio (mi ha sempre fatto ridere Sempronio), con un'eco (sì, in italiano la parola eco è femminile, traumatico, vero?) del secondo Pinco Pallino e altri bla bla bla infiniti". N.B. una risposta di questo tipo, a meno che non sia esplicitamente richiesta in OGNI sua componente (inteso una richiesta esplicita per ogni parte) è soporifera, stimola la diuresi e oltre a tanta plin plin, provoca improvvisi attacchi di tanta plom plom, cosa che voi scrittori non volete.
OPPURE, tale autore può rispondere: "è un romanzo di genere fantasy con diversi elementi horror e da B-movie. La storia di Sempronio Svensson (ok, ho deciso che lo userò in un prossimo scritto, promesso), artificiere svedese cassintegrato con un talento per sbagliare le scelte 50-50, che combatte contro dei malvagi alieni samurai". (questa storia s'ha da scrivere)
In una frase del genere, l'interlocutore sentirà SOLO le seguenti parole:
FANTASY e penserà a scene dal signore degli anelli
HORROR e penserà che ci saranno scene che fanno paura
B-MOVIE (se sa cosa sono) penserà a... non vogliamo saperlo, certi angoli della mente di un amante del genere possono avere effetti disturbanti sulla psiche.
MALVAGI+ALIENI+SAMURAI e sbaverà dalla voglia di leggere il vostro romanzo XD
4 concetti in una frase, facile, immediato, sintetico e comprensibile.
Il potenziale lettore ha, in 10 parole, creduto di aver capito di cosa si tratti e può decidere se gli interessi o meno. Facile.
Dal punto di vista dell'editore, servono perché il compito dell'editore è anche quello di comunicare con i lettori per convincerli a comprare i libri che vende, altrimenti nun se magna.

Ma i generi da dove arrivano e dove vanno?
Sul "da dove arrivano" è facile. In un certo momento della storia della letteratura, un certo autore Sempronio (anche lui probabilmente cassintegrato come il nostro amico Svensson) ha scritto un determinato brano con determinate caratteristiche. Quel brano è piaciuto e quindi Sempronio ha scritto ancora, qualcosa di simile, oppure Sempronio ama scrivere cose di quel tipo e quindi ha continuato anche se il brano non se l'è filato nessuno. Fatto sta che, prima o poi, a qualcuno quel brano è piaciuto, magari ha deciso di riproporne tematiche o caratteristiche.  Come lui anche altri, fino a che c'è stato un bello zoccolo duro di autori e lettori appassionati di quelle caratteristiche.
Dopo tot processi del genere, un qualche studioso di letteratura ha detto "dai, partendo da quegli scritti, cerchiamo di desumere e canonizzare le caratteristiche peculiari di tutti questi tipi di orientamenti letterari" eeeeee... magia magia magia... puff... nascono i generi letterari.
Fino a qui va tutto bene, non c'è niente di male.
Però (c'è sempre un però, maledetti però), dobbiamo arrivare al punto "i generi dove vanno?". E sono dolori.
Oggi credo che scrittori e lettori siano un po'schiavi di questa distinzione di generi. Gli scrittori, quando si approcciano a un brano, spesso e volentieri ne decidono il genere a tavolino, prima di cominciare a scrivere. "Oggi scrivo un horror", oppure "oggi scrivo un giallo", vanno a vedersi quali sono le caratteristiche proprie di quel genere e poi ne ricalcano i tratti.
Questa cosa è agghiacciante, soprattutto perché nessuno ci vede nulla di male.
Quando è successo che i generi, che sono un'astrazione, nata A PARTIRE dagli scritti, sono diventati un VINCOLO agli scritti?
Io credo che il discorso sia un po'analogo al razzismo/sessismo/ecceterismo.
Certe categoria hanno dei tratti comuni, è innegabile, i nostri processi di apprendimento e interpretazione della realtà si basano proprio su questo principio.
Vediamo un maschio, ha le palle. Vediamo un altro maschio, anche quello ha le palle. Ne vediamo un terzo, ancora palle. Desumiamo: i maschi hanno le palle. Ok. Fino a qui è davvero tutto ok.
Però (sempre con i però), da qui a dire "TUTTI I MASCHI DEVONO SEMPRE E PER FORZA AVERE LE PALLE" la differenza è abissale. Senza entrare nel merito logico-filosofico della questione o mettersi a parlare dei problemi dell'induttivismo (il tacchino induttivista insegna), sono pronto a scommettere che di maschi che non hanno le palle ognuno di noi ne conosce fin troppi.
(sensi stretti e sensi lati che si mischiano come ingredienti nel bimby).

Quindi, in fin dei conti, trovo che conoscere i generi letterari serva a un autore nel senso che è utile sapere certi lettori a cosa sono potenzialmente interessati, ma in ottica squisitamente manageriale. Ma i generi letterari non devono diventare una prigione, altrimenti si scriveranno solo cose che sono già state fatte, con caratteristiche che, proprio perché note e studiate e codificate, sono per forza qualcosa di già visto. Dove sta l'innovazione? Dove sta il piacere di leggere qualcosa e non sapere già da pagina 1 che cosa ci aspetta?
Ragionate sul fatto che alcuni degli scrittori più affermati del giorno d'oggi hanno costruito la loro fama proprio sul discostarsi da certi canoni e certe logiche editoriali e di marketing.
Martin, che dopo la serie tv di Game of Thrones ha una notorietà infinita, ha preso il principio base del "piano, non facciamo morire i personaggi, che poi magari i lettori si indispettiscono" e ha detto un sonoro "ma vaffanculo" e nei suoi libri muoiono tutti manco stesse scrivendo di Schwarzenegger, ha preso il concetto di "aspetta, non esageriamo con i personaggi, altrimenti il lettore non ti segue" e ha detto anche qui la medesima cosa. Ha detto "io voglio scrivere 50 spy story in una, ma voglio che ci siano i draghi, degli zombie dei ghiacci, sesso a caso, violenza a caso, niente magia che altrimenti poi mi diventa dragon ball e voglio che i miei personaggi mangino bene (sai mai che sia il loro ultimo pasto, le probabilità sono tutt'altro che basse)".
Vedete un genere qui?
DOPO che lui ha scritto, DOPO che è diventato famoso, allora tutti a cercare di affibbiargli un'etichetta, perché così si vende meglio, perché così i lettori possono capire.

Da lettore, dico che gli scritti, secondo me, rientrano in DUE soli generi: quelli fatti bene e quelli fatti male. Rimando al precedente post del blog (lo trovate QUI) per un approfondimento su questo tema.

Per concludere, i meccanismi di cui sopra non sono sbagliati in sé, ma sono strumenti, e gli strumenti non dovrebbero mai diventare i fini, altrimenti fa tutto la fine dell'artificiere Sempronio Svensson quando si trova nel topico momento del "taglio il cavo giallo o il cavo blu?".
Meccanismi esplosivi.



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