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Io

Lomo, dominatore del fuoco

Eccomi, questo qui sopra sono io.
Che dire di me?
Mi chiamo Marco, ho 28 anni (è l'8 novembre 2013, so che non aggiornerò più questa età, quindi non vorrei che leggendo il dato con continuità pensaste io sia una creatura immortale o che non invecchia mai o cose così e cercaste di venire a uccidermi nel sonno. Sono solo un po'pigro ogni tanto. :) ).
Visto che sono un po'pigro, vi copioincollo una presentazione di me che ho scritto per un editore con cui collaboro, che è tutto sommato in tema con l'immagine che ho messo qui sopra. Se non vi dovesse piacere (la presentazione), andate a scaricarvi uno dei miei ebook gratuiti che trovate QUI (il link ancora non c'è perché non ho ancora aperto la pagina, ma su questo non sarò pigro, non preoccupatevi, gli ebook arriveranno, saranno in gran parte gratuiti e saranno bellissimi ;) ) e,magari dopo averlo letto, andate alle ultime pagine e troverete una presentazione diversa. ;)

Comunque, dai, basta cazzeggiare. Presentazione!

Come si può racchiudere una persona in una descrizione? Come si può ridurre qualcuno a una serie di aggettivi, di appellativi o di caratteristiche fisiche e mentali?
Io credo fermamente al fatto che le persone si definiscano per ciò che fanno e, soprattutto, per i motivi che le spingono all’azione.
Detto ciò, credo che per farvi capire chi sono, basterà raccontarvi un aneddoto.
Quando avevo poco meno di 3 anni ho avuto la tosse (poi non l’ho mai più avuta in vita mia). Lo sciroppo era al gusto di fragola e a me piaceva da matti. Guarito dalla tosse, non mi sono rassegnato all’idea di non poter più avere lo sciroppo. Mia mamma, per non farmelo raggiungere lo ha messo in cima a una libreria con N ripiani e ha pensato fosse abbastanza.
Madornale errore.
Come un novello Manolo ho scalato le mensole e ho raggiunto la mia ricompensa. Nessuno si spiega ancora bene come io abbia aperto il tappo di sicurezza, ma tant’è.
Insomma, me lo sono scolato tutto.
Corsa in ospedale, anamnesi volante, lavanda gastrica. L’esperienza peggiore della mia vita (per ora e, spero, per sempre). Alla fine mi portano fuori rantolante dalla sala dove mi avevano infilato tubi ovunque. Mia mamma mi chiede “come stai?” e io, tronfio, rispondo “fa male, ma ne è valsa la pena”.

Cosa c’entra questo con la mia scrittura? Molto, moltissimo, inquadra il mio approccio alla vita e, quindi, anche alla scrittura.
Per me sono le persone che fanno le storie, anzi, i personaggi sono a tutti gli effetti la storia. La loro forza, così come la debolezza, dà forma alle vicende, la loro voglia (o necessità) di agire è la scintilla che incendia le trame, le rende guizzanti, vive.
Qual è il mio ruolo in tutto ciò?
Io sono quello che getta benzina sul fuoco, che cerca di tener viva la fiamma, che magari si brucia ma poi, alla fine, sorride e dice “fa male, ma ne è valsa la pena”.



1 commento:

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